La sfida dei social network

Chi non fa parte di un social network è tagliato fuori dal mondo digitale. Ecco quello che serve sapere per stare dalla parte giusta.

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“Non sei su Facebook?”. Chi lo dice guarda l’interlocutore con la stupita incredulità, o con il rispetto dovuto ai coraggiosi, che si riserva a chi afferma di non avere un televisore o un cellulare.  Il fatto è che, oggi come oggi, a non essere su Facebook e sugli altri social network più gettonati, da Linkedin per il lavoro alla neonata Google+, succede come a quell’albero che cade nella foresta senza una televisione che lo riprenda. Non è caduto. Non esiste. L’outing su Facebook lo hanno fatto prima gli studenti. Poi a ruota gli altri. Non viaggiano più le foto in busta: se vuoi vedere come cresce il tuo nipotino ti devi creare un account sulla sua rete sociale e diventare “amico” del babbo o della mamma. Hai un prodotto o un servizio da vendere? C’è il social network. Hai qualcuno o te stesso da raccomandare? C’è il social network. Pubblicitari e uomini di marketing hanno da tempo cominciato ad affilare tastiere e tasti studiando i modi per vendere grazie al nuovo media. Si chiama “social marketing”. Perché se mille persone hanno mille amici l’uno vuol dire che se si arriva alla loro bacheca è come raggiungere un milione di persone. Che poi siano un milione di persone felici di essere raggiunte in questo modo è tutt’altro discorso.

Le reti sociali esistono da sempre. Lo sa qualunque antropologo. Ma le reti sociali su computer sono un fenomeno recente, inarrestabile e, in fondo, divertente. Vediamo quali sono le principali, a quali vale la pena di iscriversi e per quale motivo (lavoro, tempo libero…), i fallimenti e come si muoveranno aziende come Apple e Microsoft per non stare alla finestra.

Il fenomeno Facebook

Facebook contro tutti. E tutti contro Facebook. Il più noto social network è stato “inventato” nel 2004 da Mark Zuckerberg, uno studente di Harvard che non aveva ancora vent’anni. Ma in realtà non ha inventato nulla di particolare. Non il concetto, perché c’erano in giro altri social network come MySpace e Linkedin. E nemmeno il nome, perché è il nome di un libro che molti college americani distribuiscono alle matricole in modo che possano vedere i volti e i nomi delle persone che ne fanno parte.  Zuckerberg ha avuto il merito di mettere a punto un sistema efficiente e facile da usare. Nel giro di un mese mezza Harvard si era registrata. Poi è stato il turno di Stanford, Columbia University e Yale a entrare a capofitto in quello che stava diventando un fenomeno di massa. Soltanto nel 2005 è stato registrato l’attuale dominio. Nel 2006 Facebook ha aperto i battenti a  scuole superiori e a grandi aziende, finché dal settembre di quell’anno è stato reso accessibile a tutti, purché più grandi di 13 anni.  Dal 2007 è stabilmente nella classifica dei dieci siti più visitati e oggi, con oltre cinquecento milioni di utenti registrati, è il social network più frequentato in quasi tutte le nazioni (a parte casi particolari come la Russia, ad esempio, nella quale va forte V Kontakte), seguito da Twitter e Linkedin. In Italia il secondo social network, in controtendenza rispetto al resto del mondo è Badoo (www.badoo.com), rete sociale per “single” più che altro.

Gli altri

Nel riquadro in queste pagine abbiamo riportato i nomi e i link degli altri social network nati prima e dopo Facebook, vivi e morti. Linkedin e Twitter sono vivi e vegeti, ma sono molto diversi dalla creatura di Mark Zuckerberg: il primo è stato pensato più per il lavoro che per il tempo libero ed è forte proprio in questo, mentre il secondo è più che altro un “microblog”. Quelli dai quali Facebook ha preso ispirazione o ha fatto da modello sono i vari Orkut, Friendster o Six Degree. Che però hanno avuto meno o nessuna fortuna. Il caso più eclatante è quello di MySpace, il primo vero social network di tutti i tempi.  All’inizio andava forte poi ha cominciato ad perdere soldi. Tanti. Nel 2005 è stato comperato da Rupert Murdoch, che lo ha da poco svenduto, con debiti e tutto, a un’azienda, la Specific Media, che pare lo trasformerà in una sorta di social network per appassionati di musica (la direzione è stata affidata al musicista Justin Timberlake).

C’è poi il grande debutto, quello di Google+, il social network di casa Google. A un mese dal lancio ha superato la soglia di 25 milioni di utenti registrati, con un tasso di crescita mai visto nel mondo delle reti sociali. Tanto per fare un paio di esempi, a MySpace erano occorsi due anni e a Facebook tre anni per mettere insieme lo stesso numero di iscritti. Lo abbiamo provato e la prima impressione è che potrebbe essere la giusta via di mezzo tra il Facebook del cazzeggio e il Linkedin del lavoro. E questo grazie al suo riuscito meccanismo delle cerchie, che consente di dividere i contatti in tutte le realtà sociali del mondo reale, dai rompiscatole agli amici veri, dai manager alle aziende. E per ogni cerchia si può impostare cosa condividere e cosa no. Come nella vita reale.

Apple e Microsoft

E i due colossi che si chiamano Apple e Microsoft che fanno? O meglio, cosa non hanno ancora fatto, visto che i giochi sono aperti da tempo e siamo arrivati alla fase del “ormai è troppo tardi” secondo molti osservatori. Microsoft, per sbaglio o per intenzione, ha reso visibile lo scorso mese per poco tempo sul dominio www.socl.com un’immagine messa a punto da un team di ricerca di Microsoft per un progetto che si chiama Tulalip (gruppo di tribù native americane) e che potrebbe essere il social network della società di Redmond concepito per fare la guerra a Google Plus e Facebook. Colpisce il fatto che anche in questo caso Microsoft sembra essere passata dal ruolo di innovatore a quello che gli anglofoni chiamano “fast follower”.  L’azienda che segue gli altri.

A non seguire affatto pare essere Apple, che non starebbe nemmeno pensando a mettere in piedi una rete sociale dopo il mezzo fallimento di Ping, che doveva accumunare i suoi utenti nel nome della musica. Però potrebbe inserire nei prossimi sistemi operativi delle funzioni “social” legate unicamente a Mac e iDevice. Insomma, roba da grande famiglia della mela e tutti gli altri fuori.  Una cosa a parte.

Piccola lista delle reti sociali. Vive o morte

I social network, secondo i due ricercatori americani Nicole Ellison e Danah Boyd che hanno redatto uno approfondito studio sulle reti sociali su Internet (da non confondere con le reti sociali tradizionali, che possono essere il dopolavoro dei ferrovieri o il circolo delle bocce di Caronno Pertusella) per essere definiti tali devono dare possibilità di poter creare un profilo pubblico o da condividere con una lista selezionata di persone, di poter gestire una lista di contatti e di poter scorrere la lista di contatti dei propri contatti.  Qui potete leggere lo studio: http://jcmc.indiana.edu/vol13/issue1/boyd.ellison.html. Il primo social network è stato Six Degrees (www.sixdegrees.com) lanciato nel 1997 e ora aperto soltanto ai vecchi membri (in pratica è morto). A partire dal 2002 una vera e propria esplosione, con Friendster (www.friendster.com), Linkedin (www.linkedin.it), Facebook (www.facebook.com), Twitter (www.twitter.com), Foursquare (www.foursquare.com), MySpace (http://it.myspace.com), Orkut (www.orkut.com), Yahoo!360 (http://pulse.yahoo.com), Wave (http://googlewave.blogspot.com), Buzz (www.google.com/buzz?hl=it). I primi sono i nomi dei siti che hanno avuto successo, ognuno a loro modo. Gli altri sono stati un fallimento, a partire da MySpace che non è mai decollato e ora sulla sua home page appare un triste pulsante che recita “collegati con Facebook”. Ora che è stato venduto da Murdoch a una società specializzata in pubblicità vediamo cosa succede, ma niente di buono immaginiamo. Orkut, Wave e Buzz che si possono annoverare tra le false partenze di Google nel social network prima di fare sul serio con Google+ (https://plus.google.com). Anche Yahoo! Pulse, conosciuto come Yahoo! 360° e Yahoo! Days, non ha avuto nessun successo e le sue macerie si possono trovare ancora oggi qui: http://pulse.yahoo.com.

La mappa dei social network

Quali sono i social network che vanno forte e quali sono quelli che annaspano? Il blogger Vincenzo Cosenza mantiene aggiornata sul suo sito  (www.vincos.it/2011/06/13/la-mappa-dei-social-network-nel-mondo-giugno-2011) una  mappa animata delle rete sociali nel mondo che consente di analizzare la diffusione delle principali reti nel mondo stilando classifiche basate sul traffico misurato da Alexa (www.alexa.com), un’azienda statunitense sussidiaria di Amazon.com che si occupa di statistiche sul traffico di Internet. Da dati di giugno 2001, ultimi pubblicati al momento di scrivere queste righe, vediamo che in Italia il primo social network è Facebook, seguito da Badoo e Twitter. Badoo è presente in classifica solo in Italia e Spagna, mentre nel resto del mondo il terzetto è composto da Facebook, Twitter e Linkedin. In controtendenza la Russia, paese in cui i tre social network che vanno forte sono i semisconosciuti per il mondo occidentale V Kontakte, Odnoklassniki e LiveJournal (uno dei primi social network ad essere stati creati).

 La curiosità

Ai chiamano “bounty bug” ed è una tipologia di hacker specializzata nello scoprire, in genere per sfida e divertimento, i malfunzionamenti di un sito web e di rendere pubblici questi difetti, bug, manomettendo il sito o divulgando quanto scoperto in modo che tutti ne vengano a conoscenza. Naturalmente i social network sono tra le prede più care a questi hacker. Tanto da indurre Google  prima e Facebook dopo a offrire loro una ricompensa per ogni errore scoperto, purché ovviamente non lo rendano pubblico. Entrambi offrono 500 dollari ad errore, ma Google arriva anche a sborsare 3000 dollari se il bug trovato, che può riguardare tutta i prodotti dell’azienda americana,  è particolarmente grave.

 I quattro assi del poker giusto

I social network sono troppi. Non si possono seguire tutti. Ecco su quali, per ragioni diverse, sarebbe opportuno avere un account da seguire con costanza.

Facebook. Meglio frequentarlo per le relazioni sociali personali: parenti, amici veri e conoscenti. Se ci mettiamo anche i contatti di lavoro finiremo per confondere le acque e scontentare tutti. Gli amici che sono costretti a leggere i post di marketing e i contatti di lavoro che magari non sono interessati alla pustolina sulla natica del nostro pupo.

Linkedin. Obbligatorio esserci per far vedere quale lavoro facciamo, come lo facciamo e se siamo disponibili ad accettare offerte di lavoro o offrire impiego. Mettiamoci il curriculum esteso, tutti i nostri contatti di lavoro e diamoci da fare nel raccomandare colleghi e farci raccomandare da loro. Funziona bene. Niente cose da tempo libero, però.

Google+. Mette insieme, potenzialmente, la filosofia di Facebook e quella di Linkedin in un unico social network. Grazie al meccanismo delle cerchie ci permette di tenere separati amici da colleghi, seccatori da contatti utili, fornitori da clienti. Se siamo inseriti in una cerchia non è necessario ricambiare. E se ricambiamo, quello che ci ha inseriti per primi non saprà se lo abbiamo inserito nella cerchia “rompiballe”.

Twitter. Andiamoci, perché è un caso a se stante che mescola rete sociale e microblogging. Avremo una pagina nella quale inserire messaggi lunghi al massimo 140 caratteri mediante il sito, Sms, posta elettronica, applicazioni o programmi di messaggistica istantanea. Il suo nome deriva dall’inglese to tweet, che significa “cinguettare”.

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Moreno Soppelsa è un giornalista e fotografo con competenze nella diffusione di contenuti nei nuovi e vecchi canali, dalla carta stampata ai social media, dai siti Web alle App.

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