I padroni del vapore

Una cartiera produce vapore, energia e acqua calda grazie a un impianto costruito e gestito da una società specializzata nel noleggio operativo di impianti di cogenerazione.

La cartiera di cui parliamo si chiama A.Merati & C – Cartiera di Laveno, ed è una bella e solida realtà industriale che è stata fondata nella metà degli anni 50 da Enrico e Franco Merati. Da tempo i due fondatori, che sono ancora soci dell’azienda, hanno passato le redini della gestione alla seconda generazione familiare rappresentata da Marco Merati e Marco Filauro. Vuoi per la buona passata gestione, vuoi per quella aggressivamente accorta di oggi che è aperta alle innovazioni e proiettata alla ricerca di nuovi sbocchi di prodotto e commerciali (buona parte della produzione è destinata ora all’export), la Cartiera di Laveno va bene e, caso raro nel panorama europeo e nazionale, è in crescita. Negli ultimi 15 anni ha costantemente aumentato la produzione e oggi dalla sede di Laveno Mombello escono 380.000 tonnellate di prodotto finito.

Impianto di cogenerazione 6 (Small)

Cartone per tubi e cartafeltro

Il grosso è rappresentato da cartone per tubi resistente alla delaminazione, mentre una nicchia che oggi è inferiore al sette percento del prodotto finito è riservata alla produzione di cartafeltro (i derivati sono materiali isolanti molto usati nelle costruzioni). Una percentuale che tende a ridursi, perché se i cartoni per tubi crescono costantemente di importanza, la cartafeltro ha un mercato e una produzione sostanzialmente stabile. «Si tratta di un prodotto particolarissimo, di nicchia» spiega Marco Filauro. «In tutta Europa ci sono soltanto quattro o cinque cartiere che lo trattano e nonostante questo non ci sono grandi possibilità di espanderci in questo comparto, al contrario del cartoncino per tubi che sta sostenendo appieno la nostra crescita e ci sta consentendo di rispettare i piani di sviluppo che ci siamo prefissati». Oggi la Cartiera di Laveno ha un fatturato di 40 milioni di euro e 63 dipendenti.

Impianto di cogenerazione 3 (Small)

Gli investimenti…

Gli investimenti in cartiera non si sono mai interrotti. «Soltanto per citare gli ultimi 13 anni – afferma Marco Merati – dopo aver completamente ricostruito la parte umida e le presse della macchina continua nel 1999, abbiamo potenziato la seccheria ed equipaggiato l’intero stabilimento con un sistema di controllo computerizzato di processo. Nel 2006, 2008 e 2010 abbiamo fatto altri interventi che hanno portato la macchina continua ad essere completamente rinnovata e oggi è allo stato dell’arte per quanto riguarda il nostro settore».

C’era una parte fondamentale della cartiera che non era stata ancora toccata dagli investimenti: l’impianto di cogenerazione. Come tutte le cartiere, la Merati aveva una caldaia ad altra pressione e un turbina a contropressione capace di produrre venti tonnellate di vapore e 1500 kW di energia elettrica. Poco, per le esigenze di una cartiera in continua evoluzione come la Cartiera di Laveno. I soci avevano in programma da tempo di investire in un nuovo impianto, meglio dimensionato e più efficiente.

Sala controllo macchina continua (Small)

.. e un “non investimento”

Tra le soluzioni che hanno preso in considerazione quella più interessante si è rivelata quella che, paradossalmente, non comportava nessun investimento. Si tratta della soluzione prospettata dalla Sime Energia di Crema. Si tratta di una società particolare nel panorama dei servizi energetici. «Il nostro core business – sostiene il direttore Vladimir Boris – è quello di proporre ed implementare gli interventi di cogenerazione finalizzati a migliorare l’efficienza energetica presso siti industriali ad elevato consumo energetico, assumendo su di noi la proprietà del bene, il rischio tecnico e il rischio finanziario e sollevando il cliente dall’impegno organizzativo e dall’indebitamento». Sime Energia è stata fondata nel 2005 ed ha fatto già sette impianti di cogenerazione e teleriscaldamento per aziende che spaziano dalla Henkel (detersivi in polvere e liquidi) alla Politex (tessuti in poliestere), dalla Cartiera dell’Adda (un concorrente della Cartiera di Laveno, che pure ha segnalato questa opportunità a Marco Merati e Marco Filauro) a Hendrix (alimenti per animali). Quello per la Cartiera di Laveno, ultimato da pochi mesi, è il più recente. «Grazie a questa soluzione – precisa Marco Filauro – abbiamo a disposizione una potenza installata di 6300 kW elettrici, 1.080 kW di acqua surriscaldata e 30.000 kW di vapore saturo, valori che ci consentono di assecondare le nostre esigenze di crescita. Con il vantaggio che non abbiamo dovuto farci carico dell’investimento di circa otto milioni di euro che ha richiesto l’impianto, né della sua gestione che viene fatta direttamente da Sime Energia con personale proprio». In pratica la Cartiera di Laveno è a tutti gli effetti un autoproduttore di energia, ma tramite un noleggio operativo di un impianto che è stato realizzato su un’area di sua proprietà. L’energia di cui ha bisogno viene acquistata da Sime, che vende le eccedenze alla rete. Il contratto prevede un’opzione per l’acquisto dell’impianto, una volta finito il noleggio operativo.

Impianto di cogenerazione 8 (Small)

L’impianto

Vediamo ora più i dettaglio questo impianto, che come accennato è stato concepito per fornire energia elettrica in media tensione, vapore saturo per l’asciugatura della carta e acqua calda per la fase della preparazione dell’impasto. I 30.000 kW termici di vapore saturo precedentemente citati provengono per 10.200 kW da cogeneratore e per 19.800 kW da due caldaie a metano installate, che fungono da integrazione, nei picchi di produzione, e da ridondanza nel caso di un problema al cogeneratore, che da solo produce 6.300 kW di potenza elettrica e 500 kW di acqua calda, oltre ai 1.200 kW di vapore saturo. In totale l’energia elettrica autoprodotta sarà di 43.500.000 kWh all’anno, mentre quella termica ceduta allo stabilimento sarà pari a 130.000.000 kWh all’anno. Numeri interessanti.

«L’impianto che abbiamo costruito per la Cartiera di Laveno – spiega Boris – ha il cuore produttivo nella turbina da 6.300 kW elettrici, in grado quindi di coprire tutto il fabbisogno energetico dello stabilimento allo stato attuale e anche in previsione di ampliamenti o incrementi del livello produttivo che determinassero maggior fabbisogno elettrico. Oggi la cartiera consuma 3.200 kW e quindi potrebbe assecondare quasi un raddoppio del consumo. Dal punto di vista termico, la turbina è in grado di produrre 14 tonnellate di vapore all’ora di vapore attraverso recupero dei gas di scarico. Una quantità di vapore che costituisce il carico base del fabbisogno della cartiera, che in realtà necessita mediamente di 17/18 tonnellate di vapore all’ora, con punte di 23 tonnellate nei picchi di lavorazione. La produzione della turbina viene quindi incrementata da due caldaie di produzione del vapore alimentato a metano, in grado di emettere ciascuna 14 tonnellate di vapore all’ora. In totale siamo quindi ridondanti “due su tre” per 28 tonnellate di vapore all’ora. L’impianto, totalmente automatizzato, è governato da tre addetti che precedentemente si occupavano del vecchio impianto di cogenerazione della cartiera e che ora sono alle nostre dipendenze. Lavorano con un assetto diverso da prima, perché operando su una caldaia ad alta pressione il presidio doveva essere costante e lavoravano su turni. Con questa tecnologia il presidio costante non è necessario».

La macchina continua (Small)

Il costo dell’energia

Un business di questo genere è regolato da un contratto che tiene conto strettamente dei costi dell’energia, di accise e contributi vari sui quali il Governo ha una politica estremamente mutevole. Variazioni che possono incidere sensibilmente sui oneri e ricavi di ambo le parti, Cartiera di Laveno e Sime Energia. Marco Filauro è preoccupato per le variazioni normative che, secondo il suo parere, hanno affaticato il piano di ritorno degli investimenti. «Il ROI- spiega Boris – è stato valutato mettendo a fattor comune tra noi e la cartiera i contributi e le agevolazioni previsti nel settore. Nel corso del 2011 il Governo ha emanato dei decreti che hanno fatto chiarezza nella situazione, e questo è un aspetto certamente positivo. Quello che è negativo è la recrudescenza del sistema tributario degli ultimi mesi, con un incremento del carico fiscale sia sulle accise relative al gas e all’energia elettrica. Purtroppo l’aggravio del costo della bolletta energetica non è tanto dovuto al costo della materia prima, perché ora è ai prezzi post crisi 2009, ma è dovuto ai tutti i balzelli che il sistema aggiunge per remunerare determinati servizi e in particolare le fonti rinnovabili. Se questo stabilimento dovesse comperare energia dal mercato, per un profilo piatto per una produzione tipica di una cartiera che consuma la stessa quantità di energia giorno e notte, gli 80 euro a megawatt ora del costo di mercato dell’energia ne dovrebbe aggiungere altri 65 di oneri di sistema, oltre la metà dei quali sono costituiti dalla componente A3, che è il costo che tutti noi corrispondiamo in bolletta affinché lo stato remuneri i produttori di energia rinnovabili, fotovoltaico in testa». Marco Filauro teme anche, a quanto si dice in giro attualmente, che lo Stato abbia intenzione di far pagare agli autoproduttori anche parte degli oneri di sistema, cosa che per le cartiere sarebbe una pugnalata alle spalle, ma da questo punto di vista Vladimiro Boris è rassicurante: «Se ne continua a parlare – dice il direttore di Sime Energia – ma se il sistema di autoproduzione è ad alta efficienza, secondo dei parametri che sono stati definitivamente emanati nel 2011, e il nostro è al di sopra di questi parametri, non saranno applicati oneri di sistema all’autoproduzione».

I costi dell’energia aumentano, per l’aumentare dei balzelli statali. Ma non minano quindi la convenienza dell’installazione dell’impianto di cogenerazione nella Cartiera di Laveno. Che sembra proprio essere stato un buon business sia per Sime Energia, che ha al suo attivo la settima installazione, sia per la cartiera che ha tutta l’energia di cui ha bisogno, a un costo tra l’altro leggermente inferiore a quello di una cogenerazione in proprio, senza i grattacapi economici di un investimento da otto milioni di euro e di gestione, visto che è in carico, dipendenti compresi, alla Sime. L’uovo di Colombo.

Verso il pulper (Small)

La produzione della cartiera

La Cartiera di Laveno produce cartone per tubi e cartafeltro. La caratteristica principale del cartone per tubi è la resistenza alla delaminazione. Più è elevato questo fattore, più il tubo prodotto acquisisce resistenza allo schiacciamento. Gli impianti della Cartiera di Laveno hanno subito un radicale processo di ammodernamento sostituendo la tavola piana e i tamburi formatori – tecnologia ormai superata nella produzione di cartone per tubi – con una nuova sezione umida. La nuova tavola piana e la cassa d’afflusso pressurizzata a controllo completamente automatico consentono una formazione ottimale del foglio. Il cartone prodotto con la tecnologia monogetto garantisce valori di Scott Bond (indice di delaminazione) molto alti, a partire da 300 j/m2, un livello difficilmente raggiungibile con tecnologia multistrato o multigetto proprie delle macchine a tamburi.

Impianto di cogenerazione 1 (Small)

Il secondo prodotto è rappresentato dalla cartafeltro, prodotta da carta da macero e stracci e fibre tessili. Si tratta di prodotti che garantiscono un’ottima tenuta all’acqua, consentendo nello stesso tempo una buona traspirazione di aria e vapori. Le variabili critiche della cartafeltro sono la resistenza longitudinale, cioè il carico di rottura e la tenuta agli strappi, e l’assorbenza. In passato, quando si riusciva a migliorare uno di questi parametri, invariabilmente si comprometteva l’altro. Grazie a un lavoro di perfezionamento durato anni, si è infatti riusciti ad ottenere un equilibrio ottimale dei due fattori, offrendo sul mercato un materiale sensibilmente più resistente senza rinunciare alle caratteristiche di assorbenza.

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Moreno Soppelsa è un giornalista e fotografo con competenze nella diffusione di contenuti nei nuovi e vecchi canali, dalla carta stampata ai social media, dai siti Web alle App.

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