L’evoluzione della stampa tessile

Nel tessile le tecnologie digitali affiancano quelle più tradizionali – Una stamperia ha avviato un nuovo reparto per la stampa digitale su tessuto.DSC_6903 (Large)

Osservata con curiosa diffidenza nei primissimi tempi, adottata con alcune riserve subito dopo e oggi ritenuta uno strumento indispensabile per assecondare le mutate dinamiche del tessile, se non un’àncora di salvezza. Ci stiamo riferendo alla stampa di tessuti con tecnologia digitale. Le prime macchine a getto d’inchiostro, arrivate sul mercato una quindicina d’anni fa, sono state accolte con interesse, ma anche con la freddezza comprensibile per una tecnologia che prometteva di cambiare molto, se non tutto. Hanno superato velocemente la prova, anche se con gli occhi di ora potremo giudicarle acerbe per qualità e velocità, e nel giro di pochi anni molte aziende hanno sposato la nuova tecnologia soprattutto per realizzare campionari. I miglioramenti sono stati rilevanti e continui e oggi le macchine da stampa digitali vengono usate sempre di più nel tessile anche per produzioni di una certa consistenza.

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Ma quali sono i reali pregi di questa tecnologia? E quali ancora i difetti e le possibilità di miglioramento? Per cercare di scattare una fotografia della situazione attuale abbiamo parlato con Marco Brenna, che per formazione, esperienza e mestiere è un profondo conoscitore sia delle tecnologie di stampa tradizionali sia delle nuove tecnologie di stampa digitale. Marco Brenna è infatti il responsabile del reparto di stampa digitale della Stamperia di Lipomo, l’azienda di famiglia che nel paesino del comasco stampa da quasi mezzo secolo tessuti conto terzi (e ora anche in proprio, grazie al digitale) sia usando un parco macchine formato da sette stampanti digitali che vengono usate per produzione e campionari sia mediante le tecnologie tradizionali: stampa a mano con carrelli o con tavolo rotante, stampa manomacchina e stampa rotativa. L’azienda oggi ha circa 70 dipendenti, fattura quasi 8 milioni di euro e contrasta bene le acque basse del mercato di oggi anche grazie all’introduzione tempestiva delle nuove tecnologie e al fatto di sapersi destreggiare bene tra i metodi di stampa consolidati e quelli emergenti. Marco Brenna, figlio del fondatore Giannino e alla guida dell’azienda oggi assieme ai fratelli Gianluca e Matteo, ha quindi una visione completa del comparto. Ma prima di andare a scoprire con lui quali sono i pregi e i difetti del digitale, vediamo quali sono le ragioni che hanno indotto la famiglia Brenna a introdurlo nella Stamperia di Lipomo e con quali risultati.

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Apertura al digitale

«Appena abbiamo intravisto il potenziale della stampa digitale nel nostro settore – spiega Brenna – abbiamo avviato assieme a un nostro cliente una startup per sperimentare a fondo questa tecnologia. Nel momento in cui ci siamo resi conto che era matura per passare dai piccoli lotti e dalle campionature alla produzione, abbiamo acquisito il controllo totale dell’azienda, che ora è diventata il reparto digitale interno della Stamperia di Lipomo». Un reparto decisamente ben attrezzato, nel quale attualmente lavorano a pieno ritmo sette macchine da stampa. Cinque di queste vengono usate soprattutto per piccoli lotti e campionature (anche se in realtà tutti questi sistemi sono intercambiabili tra di loro in funzione delle esigenze di produzione). Si tratta di tre macchine roll-to-roll MS-JP5 prodotte dalla MS Printing Solutions di Caronno Pertusella, basate su modelli Mimaki e configurate con otto colori ciascuna per una larghezza di stampa utile di 1,6 metri. Hanno una velocità di stampa da 15 a 25 metri lineari all’ora, in funzione della qualità desiderata. Le altre due, siglate txB-160s, sono state sviluppate dalla Aleph di Villaguardia (anche queste partendo da modelli Mimaki), in provincia di Como. Raggiungono la velocità di 25 metri lineari all’ora, quando stampano a otto colori, come avviene abitualmente nella Stamperia di Lipomo. Le macchine votate esplicitamente alla produzione sono le due Monna Lisa prodotte dalla Robustelli di Villa Guardia, equipaggiate entrambe con teste a otto colori. La velocità di stampa, che ovviamente cambia in funzione della risoluzione e dei passaggi effettuati, arriva a superare i 180 metri lineari all’ora. Un valore che scende a 53 metri all’ora solo quando si lavora a 720 dpi di risoluzione e con un numero elevato di passaggi, il massimo della qualità destinata a lavorazioni particolari. «Il nostro parco macchine riflette la nostra scelta di orientarci esclusivamente su testine Epson, che sono secondo me le migliori e più collaudate sul mercato, e che sono montate su tutte le stampanti che possediamo» dice Marco Brenna. «In particolare Robustelli ha una stretta partnership con Epson, dalla quale scaturiscono teste di stampa che sono sempre più mirate alle esigenze del tessile e che consentono di produrre macchine sempre più veloci, di generazione in generazione. Inoltre, uno dei vantaggi della nostra configurazione attuale è che la stessa lavorazione può essere girata su una qualsiasi macchina, dandoci una grande flessibilità».

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A favore del digitale

All’intero della Stamperia di Lipomo il digitale sta lentamente erodendo il “lavoro” di tavoli, manomacchina e rotativa «Il fatto di esserci attrezzati in tempo con la tecnologia digitale – spiega Brenna – ci consente di non perdere clienti, che inevitabilmente si sarebbero rivolti a chi offre i benefici e la flessibilità di questa tecnologia. Nel nostro caso c’è semplicemente un trasferimento, quando serve ed è opportuno, da una metodologia di stampa all’altra». Marco Brenna si sofferma quindi sui punti di forza della stampa digitale. «Uno dei principali vantaggi è quello di poter creare disegni con facilità usando strumenti software estremante diffusi, che consentono tra l’altro di ottenere sfumature e rapporti molto lunghi che con le tecniche tradizionali non si potrebbero ottenere. Inoltre, non dimentichiamo che se la disponibilità di ottimi disegni è aumentata a dismisura, in un mercato in contrazione sono diminuiti drasticamente i quantitativi stampati per singolo disegno. E se i costi di incisione delle tecniche tradizionali si potevano facilmente assorbire sui lunghi metraggi, per quelli che il mercato oggi chiede il digitale è l’unica soluzione conveniente, più che un’alternativa». Ma quale è oggi il break even, lo spartiacque tra la pura convenienza economica tra la stampa di tessuti in tradizionale e in digitale? «È difficile dare una soglia in metri al di sopra della quale la lavorazione digitale è sicuramente antieconomica – afferma Brenna – perché cambia in funzione del numero dei colori e di altri fattori. Quello che è certo è che questo valore di anno in anno in anno sta aumentando. Si è partiti da 200 metri per arrivare oggi a 2000 metri che possono essere ancora convenienti da stampare in digitale. Senza contare che molti nostri clienti a cui piace il risultato di una campionatura fatta in digitale vogliono che anche la produzione sia stampata con questa tecnologia, anche se a volte può essere antieconomico, per essere sicuri di ottenere lo stesso risultato visto che tra digitale e “analogico” ci sono inevitabili differenze di toni e di colore. E proprio la ripetitibilità dei risultati, anche a distanza di anni è un altro grosso vantaggio del digitale».

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I limiti attuali

Il fatto che il digitale sia in ascesa continua non implica che sia immune da difetti e da limiti ancora significativi. «Ci sono mercati nei quali difficilmente riesce a imporsi. Mi riferisco al mercato dell’accessorio, soprattutto di alto livello, perché nei foulard ad esempio i rovesci non sono certo belli a causa della penetrazione non ottimale. Non è inoltre possibile usare prodotti normalmente impiegati nella tecnica tradizionale per ottenere rilievi, cambi di lucentezza e altri effetti particolari. Infine è indubbio che ancora oggi le performance tecniche del digitale rispetto a solidità delle tinte, della profondità dei toni e della penetrazione siano inferiori a quelle della stampa tradizionale, nonostante possiamo compensare questi limiti agendo sui trattamenti precedenti e successivi alla stampa».

Il futuro

Una tecnologia giovane. Con parecchi pregi e altrettanti limiti, al momento. Che però è ragionevole pensare che verranno gradualmente superati. Come quella dei coloranti impiegati, che per garantire negli anni lo stesso “index color” (e quindi la ripetitibilità dei risultati che come detto è punto di forza del digitale) vengono continuamente ritoccati senza però apportare modifiche rilevanti nella formulazione. Con il risultato che non hanno le stesse performance che potrebbero avere se non si dovesse badare a questa indispensabile compatibilità. «In ogni caso – conclude Brenna – il digitale oggi va a braccetto con il tradizionale e ne è al tempo stesso suo concorrente. A volte lo alimenta, a volte gli sottrae ordinazioni. In ogni caso è un tassello indispensabile per l’industria tessile».

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Moreno Soppelsa è un giornalista e fotografo con competenze nella diffusione di contenuti nei nuovi e vecchi canali, dalla carta stampata ai social media, dai siti Web alle App.

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