Microspese con il telefonino

Stanno arrivando i primi cellulari dotati di Ncf, la tecnologia che probabilmente sarà il futuro prossimo dei pagamenti mobili.

Visa Wave

Non amate girare con contanti e cercate di restare fermamente aggrappati ai benefici della moneta elettronica? Facile, se dovete pagare il conto del ristorante o una lavastoviglie. Provate però a pagare con Bancomat o carta di credito un pacchetto di sigarette o un quotidiano o il pieno di un motorino o un caffè. Non ci riuscirete. Piuttosto, il barista, ve lo regala il caffè.  Colpa in buona sostanza dell’esosità del sistema creditizio convenzionale, che applica balzelli spropositati ai negozianti per le microtransazioni. Ma ora sta per cambiare tutto.

Una nuova tecnologia

Secondo una ricerca di PwC Advisory, gli italiani hanno una bassa propensione a utilizzare carte di credito, con il 90% delle transazioni ancora effettuate in contanti, contro una media UE inferiore al 70%. Un dato poco incoraggiante per le carte di credito tradizionali, ma che crea la premessa perché un sistema di pagamento diverso, flessibile e sicuro, possa decollare. La tecnologia che metterà d’accordo tutti e che cambierà per davvero il modo di pagare quando siamo in giro e non davanti al computer di casa, e cioè la maggior parte delle volte, c’è già. È legata a quelli che vengono chiamati “mobile proximity payment” o “contactless payment”, i pagamenti che si fanno quando acquirenti e venditore sono uno davanti all’altro. Per ora è una nicchia, ma non lo sarà per sempre visto quello che si apprestano a fare in questo campo società del calibro di Google e Apple. Per i pagamenti della nuova generazione, basati sostanzialmente sui cellulari, sta prendendo decisamente piede la  tecnologia Near Field Communication (www.nfc-forum.org). Per ora la sigla Nfc non è ancora notissima, ma tra poco sarà sulla bocca di tutti come le parole Wi-Fi o Adsl. È stata sviluppata congiuntamente da Philips e Sony e fornisce connettività wireless in radiofrequenza bidirezionale a corto raggio, fino a un massimo di 10 centimetri. Capito il bello del sistema? Se un cellulare è dotato di chip Nfc, basta avvicinarlo a un apposito lettore per completare la transazione. Senza nemmeno dover digitare codici segreti, per transazioni fino a 25 euro. E in tutta sicurezza, dicono gli sviluppatori della tecnologia. I nomi delle società a cui piace Nfc, una piattaforma sulla quale spinge molto Google e sarà adottata anche da Apple per iOs 5.0, sono di tutto rispetto: MasterCard, American Express, Visa, LG, Nokia, Samsung, Microsoft, Panasonic, Sony, Motorola, Philips, Texas Instruments, NEC, Logitech, Intel e Vodafone.

Si muove Google

 Qualche esempio pratico di sistemi di pagamento della nuova generazione? Google sta investendo molto su Wallet (www.google.com/wallet). Quando prenderà piede basterà avvicinare uno smartphone a un terminale d’acquisto (tipo l’attuale Pos) per completare la transazione. Lo smartphone dovrà avere l’ultima versione di Android, il sistema operativo di Google ed essere dotato chip Nfc. Il primo telefono ad avere queste caratteristiche è il Samsung Nexus S. Per adesso Google sta facendo gli esperimenti a New York e San Francisco, in collaborazione con l’operatore telefonico Sprint e con MasterCard, mentre il cellulare è proprio il Nexus S. Gradualmente estenderà la sperimentazione ad altri smartphone, operatori telefonici e sistemi creditizi. Negli Stati Uniti, secondo Google, sono già 124 mila i negozi che permettono di pagare in questo modo. Anche Apple, che sembrava snobbare Nfc, quasi sicuramente integrerà questa tecnologia sui terminali che avranno la versione 5 del su iOS, se non prima.

Rim ha appena annunciato che gli smartphone BlackBerry Bold 9900 e BlackBerry Curve 9360 con chip Nfc sono stati certificati  da MasterCard Worldwide come dispositivi approvati per le funzionalità di PayPass. Grazie a questa certificazione, ogni banca a livello globale che offre  MasterCard PayPass può emettere degli account abilitati per MasterCard PayPass sulle Sim di questi smartphone. Samsung, dal canto suo, ha appena annunciato un servizio basato su questa tecnologia, anche se non riguarda i pagamenti mobili, all’interno dei Musei Capitolini. Il sistema è semplicissimo da usare. I visitatori che dispongono di uno smartphone dotato di tecnologia Nfc di qualsiasi produttore possono usarlo direttamente, mentre chi non lo ha può ritirare in biglietteria i terminali adatti messi a disposizione da Samsung (modello Star Nfc) senza alcun costo aggiuntivo sul biglietto. La trasmissione delle informazioni funziona in modo automatico, basta avvicinare lo smartphone al tag posizionato accanto ad un’opera per far aprire il suo browser web con la pagina di approfondimento: titolo e autore quando conosciuto, descrizione e interpretazione, datazione, contesto artistico e via dicendo.

Gli operatori telefonici

Nemmeno gli operatori telefonici stanno a guardare. Negli Stati Uniti AT&T, T-Mobile e Verizon Wireless hanno creato Isis (www.paywithisis.com) per i pagamenti in mobilità. I 200 milioni di clienti di questi tre big potranno usare il telefono al posto di carta di credito, buoni sconto e carte fedeltà, grazie anche alla collaborazione dell’istituto di credito Barclays. Quella che si può considerare la versione italiana di Isis è invece tanto embrionale da non avere ancora un nome.  Tim, Vodafone, Wind, 3 Italia, PosteMobile e Fastweb hanno annunciato di voler creare una piattaforma unica condivisa, disponibile per i clienti di tutti gli operatori, per pagare contenuti e servizi digitali con un semplice clic utilizzando il credito telefonico. «Uno standard unico che trasformerà il numero di cellulare nella chiave di autenticazione dei clienti e che renderà il telefonino in uno strumento di pagamento» dicono i magnifici cinque in un recente comunicato stampa congiunto. Non si sa quando partirà questa piattaforma, non è stato per il momento coinvolto, che si sappia, nessun istituto di credito e non si sa se verrà usata la tecnologia Nfc. Ma il fatto che oggi in Italia un telefono su tre è smartphone, che in otto casi su dieci viene usato anche per comperare contenuti o servizi e che oltre 46 milioni di italiani hanno almeno una Sim, è incoraggiante per gli acquisti via telefonino se la piattaforma partirà con piede giusto.

Atm avanti, PayPal alla finestra

Anche Atm, l’azienda dei trasporti pubblici, sta sperimentando la nuova tecnologia Nfc. Dallo scorso aprile sta testando Mobile Pass (www.atm-mi.it/it/mobilepass/cosa/Pagine/cosa.aspx), un servizio in collaborazione con Telecom Italia che consente di acquistare l’abbonamento direttamente dal telefonino e viaggiare sui mezzi Atm utilizzando il cellulare come una normale tessera elettronica. Scelto per la sperimentazione anche in questo caso il solito Samsung Nexus S. Per convalidare l’abbonamento basta avvicinarlo, anche spento, ai tornelli , esattamente come si con la tessera elettronica.

Tra i primi ad aver capito l’enorme potenziale dei pagamenti in mobilità c’è stata PayPal, che oggi ha addirittura una applicazione per iPhone che permette di suddividere la spesa al ristorante quando si paga “alla romana”. Uno usa la prepagata PayPal e gli altri gli versano la loro quota sul suo conto  con un clic di telefonino. Ma sull’adozione della tecnologia Nfc per veri pagamenti in mobilità ancora non fa sapere nulla. Anzi: Paypal ha denunciato Google per violazione di segreti commerciali relativamente ai servizi di pagamento destinati alle piattaforme mobili.

Carte senza contatto

Se sui cellulari andrà forte il sistema Nfc, le carte di credito tradizionali possono svolgere la stessa funzione e diventare quindi “contactless” grazie un sottilissimo chip che fa parte della stessa famiglia tecnologica, chiamata RFID, identificazione a radio frequenza. In Italia ci sono progetti pilota che vanno in questa direzione come PostePay che integra il PayPass di Mastercard (www.mastercard.com/it/personal/it/paypass) o TellCard (www.creval.it/tellcard/tellcard.html), una prepagata del Credito Valtellinese che sfrutta payWave di Visa (www.cartedipagamento.com/visa-pay-wave.htm). Una buona evoluzione tecnologica delle vecchie carte di credito. Ma niente di così semplicemente rivoluzionario come i pagamenti tramite la stessa tecnologia inserita in un cellulare.

Password sotto impronta

La cattiva custodia delle password è una delle principali cause di furto di identità (e di soldi). Ne sanno qualcosa tutti quelli, e non sono pochi, che tengono il bigliettino con il Pin nello stesso portafoglio dove c’è il Bancomat. Tanti memorizzano le password sul cellulare, ma anche questo è un rischio. Ci sono due soluzioni per non correre questo genere di rischi. La prima si chiama I-Memo, uno scatolotto di appena 85 per 50 millimetri, nel quale vi si possono memorizzare in qualsiasi momento codici complessi e diversissimi. Per attivarlo basta il riconoscimento della propria impronta digitale che sostituisce la master password e ne aumenta la sicurezza. Costa 150 euro, spese di spedizione comprese, e si può ordinare qui: www.menstecnica.com.

Stessa “filosofia” per PinKey Touch, nel quale si possono memorizzare le password e recuperarle alla lettura biometrica dell’impronta digitale prescelta. Sviluppato da Card Tech, il suo punto di forza è l’uso dello standard Nfc (lo si può quindi usare al posto del cellulare per i micropagamenti), trasmissione wireless sicura a corto raggio), abbinato alle connessioni Bluetooth e WiFi.  È, per il momento, l’unico dispositivo al mondo ad essere dotato di queste caratteristiche.  Tra l’altro offre le tradizionali funzioni di palmare: agenda, gestione dei contatti, sveglia, calcolatrice. PinKey, a seconda delle funzioni, costa da 199 a 399 euro. Maggiori informazioni qui: Card Tech.

L’alternativa

Non volete comperare un nuovo smartphone dotato di chip specializzato in applicazioni Nfc? Allora pagherete tramite ultrasuoni. È quello che promette la californiama Naratte (www.naratte.com) con Zoosh, tecnologia per pagamenti istantanei e sicuri grazie alla codifica delle comunicazioni sulle frequenze degli ultrasuoni. Sfruttando le caratteristiche avanzate dei nuovi smartphone (CPU potenti, microfoni con capacità più raffinate), Zoosh è in grado di trasmettere una quantità di dati comparabile a quella dei chip Nfc ed è perfettamente operativa in ambienti rumorosi e senza la connessione online. Zoosh, dicono loro, si integra facilmente in una qualunque App e i gestori di negozi devono limitarsi a spendere poche decine di dollari (30) contro gli 850 potenzialmente necessari a riconvertire il loro punto vendita. Teniamola d’occhio questa tecnologia.

 La Sim sicura per pagare

Nòverca (www.noverca.it), operatore mobile virtuale nato dalla collaborazione industriale avviata nel 2008 tra il Gruppo Acotel e il Gruppo bancario Intesa Sanpaolo, ha messo a punto una Sim che consente di fare pagamenti mobili in tutta sicurezza grazie alla crittografia RSA 1024. Funziona su qualsiasi tipo di cellulare, perché le voci per le transazioni sicure si trovano nel menu servizi della scheda.

Più sicuri di quanto pensiamo

Molti italiani non usano i pagamenti elettronici perché hanno paura di essere imbrogliati, soprattutto per quanto riguarda glia acquisti online. In realtà, usare la carta di credito per acquisti online non è molto rischioso per noi. Se c’è un abuso saremo quasi sicuramente rimborsati. Paradossalmente quelli che rischiano di più sono i venditori, che rischiano di spedire un oggetto o fornire un servizio a un truffatore che si è impadronito del numero di una carta di credito altrui. Il possessore della carta sarà certamente rimborsato, mentre il commerciante si ritrova con un pugno di bit in mano: niente merce e niente soldi. La sicurezza percepita è più bassa di quella reale e questo basta a frenare l’uso dei pagamenti elettronici nel nostro Paese.

Prossimo futuro

Si stanno muovendo i grandi per i pagamenti via cellulare. Ora e nei prossimi mesi probabilmente saranno molte più parole che fatti. Ma poi il volano si metterà inevitabilmente in moto e molto dovrebbe cambiare nelle nostre abitudini di tutti i giorni. Come andranno le cose, diciamo, un paio d’anni? Ecco alcuni scenari che secondo noi saranno così comuni non stupire più nessuno, con la promessa di tornare sull’argomento nel 2013 per vedere se EI-Tech ci ha azzeccato o ha sbagliato clamorosamente le previsioni:

Daniela, 14 anni. Ha il cellulare da quando ne aveva 12. I genitori prima le davano una paghetta settimanale in contanti. Poi le hanno regalato una carta prepagata PostePay. Ora paga tutto, dal tram al cinema, con la ricarica che ogni mese papà e mamma fanno alla sua Sim. Finiti i soldini, finite le compere. E le telefonate.

Mario, 72 anni. Non si è mai trovato bene a prelevare soldi al Bancomat e tantomeno a digitare il codice alla cassa del supermercato. Ma ha imparato facilmente a usare il cellulare e a ricaricarlo. E ora, per fare la spesa non deve fare altro che avvicinarlo alla cassa. Non deve nemmeno imparare a memoria un codice segreto, visto che per spese piccole non serve digitare nulla.

Luca, 30 anni. La tecnologia è il suo pane. Usa la carta di credito per acquistare di tutto su Internet. Ha un conto PayPal e anche la carta di credito di PayPal, che usa come Bancomat. Una volta si lamentava che doveva tenere in tasca i soldi per giornale, caffè e sigarette. A pagare ora ci pensa il suo amato iPhone con sistema operativo 5.0 e tecnologia Nfc. Quello che spende se lo trova addebitato in bolletta. Senza tante storie.

Mirella, 43 anni. Non aveva mai usato il bancomat per pagare nei negozi e nei locali pubblici perché aveva paura che le clonassero la carta. Però aveva comunque paura a uscire con tanti contanti in tasca. Dopo aver scoperto che i pagamenti con il cellulare sono sicurissimi, e che se lo perde può bloccare tutto con una sola telefonata, paga tutto con il suo nuovo Smartphone.

Ada, 65 anni. Non sapeva mai cosa regalare per Natale ai suoi nipotini, diventati ormai grandicelli. Ha visto che tutti, da quello che ha quindici anni al più grande che ne ha venti usano il telefonino per pagare qualsiasi cosa. E adesso come regalo fa delle belle ricariche. Così scelgono loro cosa comperare.

Giulio, 49 anni. È un non vedente e ogni volta che doveva pagare con banconote o monete era un problema per lui, soprattutto per verificare il resto. Ha risolto ogni problema con i pagamenti via smartphone dotandosi di un modello con riconoscimento e sintesi vocale. Nessuna possibilità di errori o fregature.

 

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Moreno Soppelsa è un giornalista e fotografo con competenze nella diffusione di contenuti nei nuovi e vecchi canali, dalla carta stampata ai social media, dai siti Web alle App.

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